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Автор книги: Ирина Константинова


Жанр: Иностранные языки, Наука и Образование


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Le domande da rispondere

1. Perché il Re e la Regina misero la sua figlia in un bellissimo palazzo sottoterra?

2. Come sucesse che la ragazza capitò alla famiglia dei contadini?

3. Come la lattaia ha ucciso il giovane che l’ha baciata?

4. Quali condanne scegliero le figlie del Re per la lattaia?

5. Come era risuscitato il figlio del Re?

6. Cosa facevano gli innamorati rinchiusi nella torre?

7. Quali regali portò loro la lattaia dopo esser tornata dai genitori? 8. Quale regalo ha portato la lattaia alla figlia minore del Re e perché lo ha fatto?

Gallo cristallo

C’era una volta un gallo che andava girando per il mondo.

Trovò una lettera per strada, la raccolse col becco, la lesse; diceva: «Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino, andiamo alle nozze di Pollicino[58]58
  Pollicino – Мальчик-с-пальчик


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Il gallo si mette in cammino per andarci, e dopo pochi passi incontra la gallina:

– Dove vai, compare gallo?

– Vado alle nozze di Pollicino.

– Ci vengo anch’io?

– Se ci sei nella lettera. – E ci guarda; legge: – «Gallo cristallo, gallina cristallina…» Ci sei, ci sei: allora, andiamo.

E si mettonoin viaggio tutti e due[59]59
  tutti e due – оба


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. Dopo un altro po’[60]60
  Dopo un altro po’ – спустя еще немного


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incontrano l’oca.

– Oh, comare gallina e compare gallo, dove andate?

– Andiamo alle nozze di Pollicino.

– Ci vengo anch’io?

– Se ci sei nella lettera, – e il gallo riapre la lettera e legge:

“Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa…” Ci sei; e andiamo!

Cammina cammina tutti e tre, ed incontrano l’anatra. – Dove andate, comare oca, comare gallina e compare gallo?

– Andiamo alle nozze di Pollicino.

– Ci vengo anch’io?

– E sì, se ci sei. – Legge: «Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa…» Ci sei: e be’, vieni anche tu!

Dopo un altro po’ incontrarono l’uccellino cardellino.

– Dove andate, comare anatra, comare oca, comare gallina e compare gallo?

– Andiamo alle nozze di Pollicino.

– Ci vengo anch’io?

– E sì, se ci sei! – Riapre la lettera: – «Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino…» Ci sei anche tu. – E si misero in cammino tutti e cinque.

Ecco che incontrarono il lupo, e anche il lupo chiese dove andavano.

– Andiamo alle nozze di Pollicino, – rispose il gallo.

– Ci vengo anch’io?

– Sì, se ci sei! – e il gallo rilesse la lettera, ma il lupo non c’era.

– Ma io ci voglio venire! – disse il lupo.

E quelli, per paura, risposero:

– …E andiamo.

Fatti un altro po’ di passi[61]61
  Fatti un altro po’ di passi. – Прошли еще немного.


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, il lupo disse tutt’a un tratto:

– Ho fame.

Il gallo gli rispose:

– Io da darti non ho niente…

– Allora mi mangio te! – e il lupo spalancò la bocca e se lo inghiottì sano sano[62]62
  sano sano – как ни в чем не бывало


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.

Dopo un altro po’ di strada, ripetè:

– Ho fame.

La gallina gli rispose come aveva risposto il gallo, e il lupo s’ingollò anche lei.

E così fece con l’oca e così con l’anatra.

Rimasero soli il lupo e l’uccellino.

Il lupo disse:

– Uccellino, ho fame!

– E che vuoi che io ti dia?[63]63
  E che vuoi che io ti dia? – И что ты хочешь, чтобы я тебе дал?


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– Allora mi mangio te! – Spalancò la bocca… e l’uccellino gli si posò sulla testa.

Il lupo si sforzava d’acchiapparlo, ma l’uccellino svolazzava di qua, svolazzava di là, saltava su una frasca, su un ramo, poi tornava sulla testa del lupo, sulla coda, e lo faceva ammattire.

Quando il lupo si fu stancato per bene, vide lontano venirsene una donna con una canestra sulla testa, che portava da mangiare ai mietitori. L’uccellino chiamò il lupo:

– Se mi salvi la vita, io ti faccio fare una mangiata[64]64
  io ti faccio fare una mangiata – устрою так, что поешь


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di tagliolini e carne, che quella donna porta ai mietitori. Perché lei, quando mi vedrà, mi vorrà acchiappare, io volerò via e salterò da una frasca all’altra. Lei poserà la canestra per terra, e tu potrai mangiarti tutto.

Difatti, venne la donna, vide l’uccellino così bello, e subito stese la mano per pigliarlo, ma quello s’alzò un tantino. La donna posò la canestra e gli corse dietro. Allora il lupo andò alla canestra e mangiò.

– Aiuto! Aiuto! – grida la donna. Arrivano tutti i mietitori, chi con la falce, chi col bastone, saltano sul lupo e l’ammazzano.

Dalla pancia saltano fuori sani e salvi il gallo cristallo, la gallina cristallina, l’oca contessa, l’anatra badessa, e insieme all’uccellino cardellino, vanno alle nozze di Pollicino.

(Marche)
Le domande da rispondere

1. Cosa trovò per terra il gallo?

2. Cosa c’era scritto nella lettera?

3. Perché tutta la compania ha permesso al lupo di unirsi a loro?

4. Quale furbezza ha combinato l’uccellino?

5. Cosa ha detto al lupo?

6. Come l’uccellino ha ingannato il lupo?

7. Come era salvata tutta la compagnia che… dove andava?

Pesce lucente

C’era un buon vecchio, cui erano morti i figli e non sapeva come campare, lui e sua moglie, anch’essa vecchia e malandata.

Andava tutti i giorni a far legna nel bosco[65]65
  far legna nel bosco – нарубить дрова


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, e vendeva la fascina per comprare il pane, se no non mangiava.

Un giorno mentre andava pel bosco lamentandosi, gli si fece incontro[66]66
  si fece incontro – встретился


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un signore dalla lunga barba, e gli disse:

– So tutte le tue pene, e voglio aiutarti. Ecco una borsa con cento ducati.

Il vecchio prese la borsa e svenne. Quando si riebbe, quel signore era scomparso. Il vecchio tornò a casa e nascose i cento ducati sotto un mucchio di letame, senza dir niente alla moglie.

– Se li do a lei, finiscono presto… – E continuò ad andare nel bosco l’indomani come prima.

La sera dopo, trovò la tavola ben imbandita[67]67
  la tavola ben imbandita – богато накрытый стол


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.

– Come hai fatto a comprare tutta questa roba? – chiese, già in allarme.

– Ho venduto il letame, – disse la moglie.

– Sciagurata! C’erano cento ducati nascosti!

L’indomani, il vecchio andava per il bosco sospirando più di prima. E incontrò di nuovo quel signore dalla lunga barba.

– So della tua sfortuna, – disse il signore. – Pazienza: ecco qui altri cento ducati.

Stavolta il vecchio li nascose sotto un mucchio di cenere. La moglie il giorno dopo vendette la cenere e imbandì tavola. Il vecchio quando tornò e seppe, non mangiò neanche un boccone: andò a letto strappandosi i capelli.

Al bosco, l’indomani, stava piangendo, quando tornò quel signore.

– Stavolta non ti darò più danaro. Tieni queste ventiquattro rane, vendile, e col ricavato comprati un pesce, il più grosso che riuscirai ad avere.

Il vecchio vendette le ranocchie e comprò un pesce. La notte s’accorse che luccicava: mandava una gran luce che si spandeva tutt’intorno. A tenerlo in mano, era come tenere una lanterna.

La sera lo appese fuor dalla finestra perché stesse al fresco[68]68
  perché stesse al fresco – чтобы оставалась на холодке


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. Era una notte buia, di burrasca. I pescatori che erano al largo[69]69
  erano al largo – были в открытом море


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non trovavano la via del ritorno tra le onde. Videro la luce a quella finestra, remarono dirigendosi verso la luce, e si salvarono. Diedero al vecchio metà della loro pesca e fecero con lui il patto[70]70
  fecero con lui il patto – договорились, условились


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che se avesse appeso quel pesce alla finestra ogni notte, avrebbero sempre diviso con lui la pesca della notte. E cosi fecero, e quel buon vecchio non conobbe più miseria.

(Abruzzo)
Le domande da rispondere

1. Dove la moglie del vecchio nascondeva il denaro?

2. Perché il vecchio non voleva dire alla moglie del denaro nascosto?

3. Che cosa ricevette il vecchio per la terza volta?

4. Che pesce capitò tra le mani del vecchio?

5. Cosa ne fece?

6. Grazie a che cosa si salvarono i marinai?

7. Che patto fecero loro con il vecchio?

Il bambino che diede damangiareal crocifisso

Un contadino timorato di Dio trovò un giorno nel suo campo un bambinello abbandonato.

– Povera creatura innocente, – disse, – chi sarà l’anima snaturata che ti ha lasciato qui al tuo destino? Non aver paura: io ti prenderò con me e t’alleverò.

Da quel giorno tutto cominciò a andargli a gonfie vele.[71]71
  andargli a gonfie vele – лететь на всех парусах. И всё у него пошло как по маслу.


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Le piante erano cariche di frutti, il grano cresceva che era un piacere, la vigna dava buone vendemmie: insomma il contadino non era mai stato cosi fortunato.

Il bambino crebbe e più cresceva e più diventava un bravo bambino, ma vivendo in quella campagna sperduta, non aveva mai visto una chiesa né una immagine e non sapeva nulla di Nostro Signore né dei Santi. Un giorno il contadino doveva andare a Catania.

– Vuoi venire con me? – chiese al bambino.

– Come volete voi, massaro[72]72
  massaro – хозяин


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, – rispose il bambino, e andò in città col contadino.

Quando furono arrivati vicino al duomo, il contadino disse:

– Io ora ho da andare per i miei affari. Tu entra in chiesa e aspettami lì finché non ho finito.

Il bambino entrò nel duomo e vide i manti ricamati d’oro, le tovaglie preziose sull’altare, i fiori, le candele, e stava a bocca aperta, perché mai aveva visto niente di simile.

Passo passo arrivò all’altare maggiore e vide il Crocifisso. S’inginocchiò sui gradini, e si rivolse al Crocifisso:

– Cumpareddu[73]73
  Cumpareddu – кум (диалектальн.)


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, perché vi hanno inchiodato a questo legno? Avete fatto qualcosa di male?

E il Crocifisso fece segno di sì con la testa.

– Oh, povero cumpareddu, non lo dovete più fare, vedete come dovete soffrire adesso!

E il Signore fece di nuovo di sì con la testa[74]74
  di sì con la testa – согласно кивнул головой


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.

Così continuò per un bel pezzo[75]75
  continuò per un bel pezzo – продолжал довольно долго


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a parlare con il Crocifìsso, finché non furono finite tutte le funzioni. Il sagrestano voleva chiudere la porta della chiesa, ma vide quel contadinello inginocchiato, davanti all’altare maggiore. – Ehi, tu! Alzati, è ora d’uscire!

– No, – rispose il bambino, – io resto qui, altrimenti quel poveretto rimane tutto solo. Prima lo avete inchiodato sul legno, e ora lo abbandonate al suo destino. Non è vero, cumpareddu, vi fa piacere che resti qui con voi?

E il Signore fece di sì con la testa.

A sentire il bambino che parlava a Gesù Cristo, e a vedere Gesù Cristo che gli rispondeva, il sagrestano, pieno di terrore, corse dal curato e gli raccontò tutto. Il curato disse:

– È certamente un’anima santa; lasciatelo in chiesa e portategli un piatto di maccheroni e un po’ di vino.

Quando il sagrestano gli portò i maccheroni e il vino, il bambino disse: – Mettete pure tutto lì, che vengo subito a mangiare.

Poi si voltò verso il Crocifisso, e disse:

– Cumpareddu, avrete fame, chissà da quanto tempo è che non mangiate. Prendete un po’ di maccheroni. – Prese il piatto, s’arrampicò sull’altare e cominciò a porgere forchettate di maccheroni al Signore. E il Signore aperse la bocca e sì mise a mangiare maccheroni. Poi il bambino disse:

– Cumpareddu, non avete sete? Bevete un po’ del mio vino, – e avvicinò un bicchiere di vino alla bocca del Signore. Il Signore allungò le labbra e bevve.

Ma quando ebbe diviso il mangiare e il bere con il Signore, cadde morto, e la sua anima volò in cielo e lodò Dio. Ma il curato era nascosto dietro l’altare, e vedeva tutto. Così vide che dopo aver diviso il mangiare e il bere col Signore, il bambino mise le braccia in croce e la sua anima gli si staccò dal corpo e prese il volo cantando.

Il curato corse verso il corpo del bambino che era rimasto steso davanti all’altare: era morto. Subito il curato fece annunciare in tutta la città che nel duomo c’era un santo, e lo fece mettere in una bara d’oro. La gente accorse da tutta la città e s’inginocchiò intorno alla bara. Anche il contadino venne, e nel corpicino dentro la bara d’oro riconobbe il figlio e disse:

– Signore, tu me l’hai dato e tu me l’hai tolto, e ne hai fatto un Santo! – Poi tornò casa sua, e tutto ciò che si metteva a fare gli riusciva[76]76
  tutto ciò che si metteva a fare gli riusciva – и все, за что он ни брался, удавалось


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, cosicché diventò ricco.

Ma con il danaro che guadagnava faceva la carità ai poveri, visse una vita santa, e quando morì si meritò il Paradiso, così possa succedere a noi tutti.

(Catania)
Le domande da rispondere

1. Cosa significava per il contadino «andare a gonfie vele»?

2. Perchè il bambino non sapeva nulla di Nostro Signore né dei Santi?

3. Cosa vide il bambino nel duomo?

4. Perchè s’impaurì il sagrestano?

5. Cosa portò il sagrestano da mangiare al bambuno?

6. Di che cosa fecero la bara per il santo?

7. Cosa disse il padre del bambino vedendolo nella bara?

Il regalo del Vento Tramontano

Un contadino di nome Geppone abitava nel podere d’un Priore, su per un colle dove il vento tramontano[77]77
  il vento tramontano – трамонтана, холодный северный и северо-восточный ветер в средиземноморских странах, разновидность ветра бора


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distruggeva sempre frutti e piante. E il povero Geppone pativa la fame[78]78
  pativa la fame – страдал от голода


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con tutta la famiglia. Un giorno si decide:

– Voglio andare a cercare questo vento che mi perseguita. – Salutò moglie e figlioli e andò per le montagne.

Arrivato a Castel Ginevrino, picchiò alla porta. S’affacciò la moglie del Vento Tramontano.

– Chi picchia?

– Son Geppone. Non c’è vostro marito?

– È andato a soffiare un po’ tra i faggi e torna subito. Entrate ad aspettarlo in casa, – e Geppone entrò nel castello.

Dopo un’ora rincasò il Vento Tramontano.

– Buon giorno, Vento.

– Chi sei?

– Sono Geppone.

– Cosa cerchi?

– Tutti gli anni mi porti via i raccolti, lo sai bene, e per colpa tua muoio di fame con tutta la famiglia.

– E perché sei venuto da me?

– Per chiederti, visto che m’hai fatto tanto male, che tu rimedi in qualche modo[79]79
  visto che m’hai fatto tanto male, che tu rimedi in qualche modo – раз уж так навредил мне, исправь как-то теперь это дело


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.

– E come posso?

– Son nelle tue mani.

Il Vento Tramontano fu preso dalla carità del cuore per Geppone, e disse:

– Piglia questa scatola, e quando avrai fame aprila, comanda quel che vuoi e sarai obbedito. Ma non darla a nessuno, che se la perdi non avrai più niente.

Geppone ringraziò e partì. A metà strada, nel bosco, gli venne fame e sete. Aperse la scatola, disse:

– Porta pane, vino e companatico[80]80
  companatico – что-нибудь такое, что едят с хлебом


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, – e la scatola gli buttò fuori un bel pane, una bottiglia e un prosciutto. Geppone fece una bella mangiata e bevuta lì nel bosco e ripartì.

Prima di casa trovò moglie e figlioli che gli erano venuti incontro:

– Com’è andata? Com’è andata?

– Bene, bene, – fece lui e li ricondusse tutti a casa; – mettetevi a tavola. – Poi disse alla scatola: – Pane, vino e companatico per tutti, – e cosi fecero un bel pranzo tutti insieme.

Finito di mangiare e bere, Geppone disse alla moglie:

– Non lo dire al Priore che ho portato questa scatola. Se no gli prende voglia d’averla e me la soffia.

– Io, dir qualcosa? Dio me ne liberi![81]81
  Dio me ne liberi! – Боже упаси!


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Ecco che il Priore manda a chiamare la moglie di Geppone.

– È tornato, tuo marito? Ah sì, e com’è andata? Bene, son con tento. E che ha portato di bello? – E così, una parola dopo l’altra, gli cava fuori tutto il segreto.

Subito chiamò Geppone:

– O Geppone, so che hai una scatola molto preziosa. Me la fai vedere? – Geppone voleva negare, ma ormai sua moglie aveva detto tutto, così mostrò la scatola e le sue virtù al prete.

– Geppone, – disse lui, – questa la devi dare a me.

– E io con cosa resto? – disse Geppone. – Lei sa che ho perso tutti i raccolti, e non ho di che mangiare.

– Se mi dai cotesta[82]82
  cotesta (устаревш.) – quella


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scatola, ti darò tutto il grano che vuoi, tutto il vino che vuoi, tutto quel che vuoi quanto ne vuoi.

Geppone, poveretto, acconsentì; e cosa gliene venne? Il Priore, grazie se gli diede qualche sacco di sementi grame. Era di nuovo allo stento e questo, bisogna dirlo, per colpa di sua moglie.

– È per causa tua che ho perso la scatola, – le diceva, – e dire che il Vento Tramontano me l’aveva raccomandato, di non dirlo a nessuno. Ora, di ripresentarmi a lui non ho più il coraggio. Finalmente si fece animo, e partì per il castello. Bussò, s’affacciò la moglie del Vento.

– Chi è?

– Geppone.

S’affacciò anche il Vento:

– Cosa vuoi, Geppone?

– Ti ricordi la scatola che mi avevi dato? Me l’ha presa il padrone e non me la vuol rendere e a me tocca sempre patire fame e stento.

– Te l’avevo detto di non darla a nessuno. Ora va’ in pace, perché io non ti do più niente.

– Per carità, solo tu puoi rimediarmi questa disgrazia.[83]83
  tu puoi rimediarmi questa disgrazia – только ты можешь избавить меня от этой беды


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Il Vento fu preso per la seconda volta dalla carità del cuore: tira fuori una scatola d’oro e gliela dà.

– Questa non aprirla se non quando avrai una gran fame. Se no, non ti ubbidisce.

Geppone ringraziò, prese la scatola e via per quelle valli. Quando non ne potè più dalla fame[84]84
  ne potè più dalla fame – когда уже совсем проголодался


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, aperse la scatola e disse:

– Provvedi.

Dalla scatola salta fuori un omaccione[85]85
  omaccione – детина


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con un bastone in mano e comincia a menare bastonate[86]86
  menare bastonate – дубасить


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al povero Geppone, fino a spaccargli le ossa.

Appena potè, Geppone richiuse la scatola e continuò la sua strada tutto pesto e acciaccato. Alla moglie e ai figli che gli erano venuti incontro per la strada a chiedergli com’era andata, disse:

– Bene: ho portato una scatola più bella dell’altra volta. – Li fece mettere a tavola e aperse la scatola d’oro. Stavolta vennero fuori non uno ma due omaccioni col bastone, e giù legnate. La moglie e i figli gridavano misericordia, ma gli omaccioni non smisero finché Geppone non richiuse la scatola.

– Adesso va’ dal padrone, – disse alla moglie, – e digli che ho portato una scatola assai più bella di quell’altra.

La moglie andò e il Priore le fece le solite domande:

– Che è tornato, Geppone? E cos’ha portato?

E lei:

– Si figuri, sor Priore, una scatola meglio dell’altra: tutta d’oro, e ci fa dei desinari già cucinati che sono una meraviglia. Ma questa non vuol darla a nessuno.

Il prete fece chiamare subito Geppone.

– Oh, mi rallegro, Geppone, mi rallegro che sei tornato, e della nuova scatola. Fammela vedere.

– Sì, e poi voi mi pigliate anche questa.

– No, non te la piglio.

E Geppone gli mostrò la scatola tutta luccicante. Il prete non stava più in sé dalla voglia.[87]87
  Il prete non stava più in sé dalla voglia. – Священнику же не терпелось.


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– Geppone, dàlla a me, e io ti rendo l’altra. Che vuoi fartene tu d’una scatola d’oro? Ti do in cambio l’altra e poi qualcosa di giunta.

– Be’, andiamo: mi renda l’altra e le do questa.

– Affare fatto.

– Badi bene, sor Priore, questa non si deve aprire se non s’ha una gran fame.

– Mi va giusto bene, – disse il Priore. – Domani ho qui la visita del Titolare e di molti altri preti. Li faccio star digiuni fino a mezzogiorno, poi apro la scatola e gli presento un gran desinare.

Alla mattina, dopo aver detto messa, tutti quei preti cominciarono a girare intorno alla cucina del Priore.

– Stamane non vuol darci da mangiare, – dicevano, – qui il fuoco è spento, e non si vedono provviste.

Ma quelli più al corrente dicevano:

– Vedrete, all’ora di desinare, apre una scatola e fa venire tutto quel che vuole.

Venne il Priore e li fece sedere per bene a tavola; e in mezzo c’era la scatola, e tutti la guardavano con tanto d’occhi[88]88
  la guardavano con tanto d’occhi – смотрели на нее с любопытством


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. Il Priore aperse la scatola e saltarono fuori sei omaccioni armati di bastone, e giù botte da orbi[89]89
  botte da orbi – колотить


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su quanti preti erano lì intorno. Al Priore, sotto quella gragnuola, cadde la scatola di mano e restò aperta, e i sei continuavano a picchiare.

Geppone che s’era nascosto lì vicino accorse e chiuse la scatola: se no tutti i preti restavano morti dalle bastonate. Questo fu il loro desinare, e pare che la sera non potessero più dire le funzioni[90]90
  dire le funzioni – вести богослужение


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.

Geppone si tenne le due scatole, non le prestò più a nessuno, e fu sempre un signore[91]91
  fu sempre un signore – жил барином


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.

(Mugello)
Le domande da rispondere

1. Cosa chiese Geppone al Vento Tramontano?

2. Quale condizione mise il Vento Tramontano regalandogli una scatola?

3. Perché Geppone non volle che la moglie dicesse al Priore della scatola incantata?

4. Cosa fece il Priore dopo aver sentito delle meraviglie della scatola?

5. Cosa regalò il Vento Tramontano a Geppone per la seconda volta?

6. Cosa sucesse quando Geppone aprì a casa la seconda scatola? 7. Cosa gridavano la moglie e i figli?

8. Che patto fecero Geppone e il Priore?

9. Cosa sucesse quando il Priore aprì la scatola d’oro sulla tavola davanti agli oispiti?

10. Cosa fecero gli omaccioni?

L’uomo che usciva solodinotte

Ai tempi di Babi Babò viveva un povero pescatore con tre figlie da marito. C’era un giovane che ne voleva in moglie una, ma era uno che usciva solo di notte, e la gente non se ne fidava. Così la maggiore non lo volle per marito e la seconda nemmeno; invece la terza accettò.

Le nozze si fecero di notte, e appena furono soli, lo sposo le disse:

– Devo dirti un segreto: sono stato stregato, e la mia condanna è d’essere tartaruga durante il giorno, e tornare uomo solo di notte; da questa condanna posso liberarmi solo in un modo; devo lasciare mia moglie subito dopo le nozze e fare il giro del mondo, di notte come uomo e di giorno come tartaruga; se tornato dal giro del mondo troverò mia moglie che m’è rimasta fedele e ha sopportato ogni disavventura per amor mio, ridiventerò uomo per sempre.

– Sono pronta, – disse la sposa.

Lo sposo le infilò al dito un anello con un diamante:

– In tutte le occasioni, questo anello ti servirà, se saprai usarlo per il bene[92]92
  se saprai usarlo per il bene – если сумеешь правильно использовать его


[Закрыть]
.

Era venuto giorno, e lo sposo si trasformò in tartaruga; e con il suo lento passo, partì per il giro del mondo.

La sposa andò a girare per la città per trovare un lavoro. Incontrò un bambino che piangeva e disse alla madre:

– Datemelo in braccio a me, che lo farò tacere.

– Brava, sareste, a farlo tacere,[93]93
  Brava, sareste, a farlo tacere. – Молодчина будете, если сумеете успокоить его.


[Закрыть]
– disse la madre. – È tutto il giorno che piange.

– Per la virtù del diamante,[94]94
  Per la virtù del diamante – По велению бриллианта пусть…


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– disse la sposa, – che il bambino rida, balli e salti! – E il bambino si mise a ridere, ballare e saltare.

Poi entrò in una bottega di panettiere e disse alla padrona:

– Prendetemi a lavorare con voi, e non ve ne pentirete[95]95
  non ve ne pentirete – и не пожалеете об этом


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.

La presero a lavorare, e lei si mise a fare il pane e disse:

– Per la virtù del diamante, che tutti vengano a comprare il pane in questa bottega, finché ci lavorerò io!

Cominciò un andirivieni nella bottega che non finiva più. Vennero anche tre giovanotti, che, vista la bella sposa, s’innamorarono di lei.

– Se mi lasci passare una notte nella tua stanza, – le disse uno dei tre, – ti do mille franchi.

– E io, – disse l’altro, – te ne do duemila.

– E io tre, – disse il terzo.

Lei si fece dare i tremila franchi dal terzo e la sera lo fece entrare di nascosto in bottega.

– Aspetta un momento, – gli disse, – che metto il lievito nella farina, anzi fammi questo piacere: mettiti tu un momento a impastare.

L’uomo si mise a impastare, e impasta, impasta, impasta, per la virtù del diamante non potè toglier le braccia dalla pasta e continuò a impastare fino a giorno.

– Be’, finalmente hai finito! – gli disse lei. – Ce ne hai messo di tempo![96]96
  Ce ne hai messo di tempo! – Много же тебе времени потребовалось!


[Закрыть]

E lo cacciò via.

Poi disse di sì a quello dei duemila franchi, lo fece entrare appena buio, e gli disse di soffiare un momento sul fuoco, se no si spegneva. Lui soffia sul fuoco, soffia sul fuoco, per la virtù del diamante continuò a soffiar sul fuoco, gonfio in faccia come un otre, fino alla mattina dopo[97]97
  fino alla mattina dopo – до следующего утра


[Закрыть]
.

– Che modo di fare![98]98
  Che modo di fare! – Ну кто же так делает!


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– gli disse lei alla mattina, – vieni a trovare me e passi la notte a soffiar nel fuoco! – E lo cacciò via.

La sera dopo, fece entrare quello dei mille franchi.

– Io devo mettere il lievito, – gli disse; – intanto tu va’ a chiudere la porta.

L’uomo chiude la porta, e per virtù del diamante la porta si riapre. Richiudi e riapri, passò la notte e venne il mattino.

– L’hai chiusa, questa porta, finalmente? Be’, adesso riaprila e vattene.

I tre uomini, carichi di rabbia, andarono a denunciarla. A quel tempo oltre gli sbirri c’erano anche le donne sbirro che servivano per quando c’era da arrestare una donna. Così quattro donne-sbirro andarono per arrestare la sposa.

– Per virtù del diamante, – disse la sposa, – che queste donne si piglino a schiaffi fino a domattina.

E le quattro donne-sbirro presero a tirarsi manrovesci[99]99
  presero a tirarsi manrovesci – принялись дубасить друг друга


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l’un l’altra da gonfiarsi la faccia di due dita ogni volta.

Vedendo che non tornavano le quattro donne-sbirro con l’arrestata, furono mandati quattro sbirri a cercarle. La sposa li vide arrivare e dice:

– Per la virtù del diamante, che questi uomini si mettano a saltare alla cavallina[100]100
  si mettano a saltare alla cavallina – пусть начнут играть в чехарду (прыгать через лошадку)


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, – e sull’istante, uno degli sbirri si abbassò con la schiena, un altro gli puntò le mani sulla schiena e saltò, e gli altri due dietro, e cosi presero a saltare alla cavallina uno dopo l’altro.

In quel momento, col suo passo trotterellante, ecco che arriva una tartaruga. Era il marito che tornava dal giro del mondo, e ritrovando la moglie, tac!, ridiventò un bel giovane e tale rimase accanto a lei fino a tarda età.

(Riviera ligure di ponente)

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