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Автор книги: Людмила Петрова


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M. Mormier. Giuseppe Garibaldi

M. Mormier. Giuseppe Garibaldi

11 settembre.

Decisamente, Garibaldi ha detronizzato San Gennaro. Lui è ora il patrono di Napoli. Regna e governa, è dappertutto, è tutto.

Non essere che il generale d'uno Stato secondario, «un soldataccio cui si può affidare un battaglione, forse una brigata», si diceva di lui fino a poco tempo fa; io dico di più: non essere neppure il generale perché fin dall'inizio aveva dato le dimissioni; non avere beni di fortuna, né grandi nomi ereditari che ricoprono l'ambizione personale; non essere, in una parola, che il rappresentante di un'idea.

Avere contro di sé l'Europa intera. Essere solo, povero e senza diritti; e cionondimeno smuovere le nazioni, improvvisare uomini, trovare milioni, sollevare il mondo con una parola; e questo senz'abilità, senza cospirazione, senza mistero: soltanto mostrandosi a tutti, con gli occhi fissi ed il dito teso verso la meta sognata; poi partire con un pugno d'uomini, e con questo pugno d'uomini dichiarare guerra a un sovrano che aveva centinaia di vascelli e 80.000 soldati. Denunciato, sorvegliato dappertutto, sfuggire scivolando tra squadre formidabili; piombare all'improvviso sul punto meglio difeso della costa, davanti a due navi da guerra che avrebbero potuto mandare in rovina la sua spedizione con una ventina di scariche; poi, in quindici giorni rovesciare 30.000 uomini e conquistare la Sicilia.

Infine, dopo tre mesi di attesa e di riposo, saltare d'un balzo su di una piazzaforte e, in diciassette giorni, marciando diritto davanti a sé senza deviare un passo, conquistare un regno, abolire l'opera di un secolo, e mostrare al mondo stupefatto, nei nostri tempi di moderazione di diplomazia, un'avventura più singolare, più meravigliosa delle antiche conquiste dei Normanni. Essere un corsaro sconfessato dal proprio re, e dare a questo re con un tratto di penna un centinaio di navi e dieci milioni di uomini.

Visto dallo storico francese contemporaneo

G. Bandi. Garibaldi

46. Leggere, tradurre in russo e riassumere il seguente testo:

G. Bandi. Garibaldi

Ormai, cominciava anche lui (Garibaldi) ad accorgersi che noi non eravamo più se non ospiti importuni, colà dove pochi giorni innanzi fummo soli di fronte al nemico e soli a gridare al mondo che non c'erano più due Italie, ma una sola Italia, un solo popolo ed un cuore.

L'esercito regolare ci guardava tutt'altro che con occhio di simpatia; le nostre lacere camicie rosse parevano fare orrore ai generali carichi d'argento, per i quali noi eravamo se noi fortunati scorridori, usurpanti il nome e le insegne della vera e buona milizia.

In quei giorni ci fu detto che re Vittorio sarebbe venuto a vederci; infatti, stemmo una mezza giornata intera sotto le armi e schierati in quell'ordine che si potè migliorare, per aspettare la visita del re d'Italia; ma la sera tornammo agli alloggiamenti senza che il re ci avesse visti.

Ben è certo che il re aveva fisso di venire a farci una visita, e ci sarebbe venuto veramente, se certi gran sapientoni che aveva d'intorno, non gli avessero dimostrata la sconvenienza di quella visita, facendogli chiaro che non era degno di un re il percorrere a cavallo le file di quei nuovi sans culottes, e di far loro festa, quasi che fossero soldati suoi.

Garibaldi si afflisse non mediocremente di questo fatto, ma non ne accagionò mai il re; anzi, disse ripetute volte: «Povero re, vedete che cosa gli fanno fare!»

Ma la più grande e amara delusione che ebbe, fu quella che veder dileguato il suo bel sogno dell'affratellamento delle camicie rosse con i cappotti turchini per seguitare la guerra.

Con riduzioni dalle memorie del garibaldino G. Bandi

M.Mormier. Il plebiscito

47. Leggere, tradurre in russo e riassumere il seguente testo:

M.Mormier. Il plebiscito

Lo storico francese M. Mormier, che si trovava a Napoli in quei giorni, descrive con entusiasmo la giornata del plebiscito

22 ottobre.

Ieri era il grande giorno: il popolo votava! E tutto il popolo! Dopo quaranta secoli di esistenza è la prima volta che viene consultato sui propri destini. Questo popolo è stato greco, romano, sottomesso ai goti e agli ostrogoti, poi ai normanni, agli austriaci, al re d'Ungheria, agli Angiò, agli spagnoli, ai francesi di Championnet, ai francesi di Murat, a tutti gli stranieri, a tutte le dinastie possibili, e sempre in virtù della forza, per diritto di conquista e di usurpazione. Finalmente gli si chiede di scegliere il suo padrone; e lo si chiede non soltanto ai gentiluomini, agli uomini di toga e di spada, a coloro che hanno intelligenza о ricchezze, ma al semplice lazzarone[8]8
  lazzarone sm (raro) 1. popolano dell'Italia meridionale; (esteso) straccione 2. mascalzone, canaglia 3. (fam) poltrone, fannullone, scansafatiche


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che, fino all'altro giorno, reclamava soltanto la libertà della strada e il diritto di saccheggio quando si batteva. Bisognava vederli ieri, questi lazzaroni a piedi nudi diventati cittadini, con in mano il certificato elettorale che non sapevano leggere.

Sotto il portico, tuttavia, lo spettacolo era pittoresco. La libertà di voto, promessa la vigilia, era salvaguardata, ma la procedura delle votazioni lasciava molto a desiderare. C'era un'urna tra due canestri, l'uno pieno di «sì», l'altro pieno di «no». L'elettore vota alla presenza delle guardie nazionali e dinanzi alla folla. Il voto negativo era difficile da dare, fors'anche pericoloso. Ma si assicura che lo stesso sistema, in nulla migliore di questo, è stato usato in Toscana.


VOCABOLARIO

detronizzare vt 1. свергать с престола 2. fig. развенчивать, низвергать с пьедестала (часто шутл.)

dinastia д/1 династия

usurpazione ^узурпация, насильственное присоединение

dare le dimissioni подавать в отставку

fare orrore a qd наводить ужас на кого-л.

dichiarare guerra объявить войну

mandare in rovina qd/qc разорять, разрушать

sconveniente agg неподходящий, неуместный, невыгодный

denunciare vt заявлять, объявлять, разоблачать, доносить

elezioni pi f выборы, голосование

ereditario agg наследственный

stupefatto agg пораженный, изумленный

cospirazione sm заговор


48. Temi da svolgere.

1 La situazione del regno delle Due Sicilie prima della spedizione dei Mille.

2. I motivi che spinsero Garibaldi a organizzare l'impresa.

3. Le tappe principali della conquista della Sicilia.

4. Garibaldi e la sua abilità di guerriero.

5. Garibaldi prima e dopo la spedizione dei Mille.

6. Com'era Garibaldi di carattere?

7. L'atteggiamento di Garibaldi dopo l'incontro di Teano. La delusione di Garibaldi.

8. Le prime elezioni d'Italia: lati positivi e negativi.

Un po' di storia antica
Il soldato romano

49. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:


Il soldato romano

Alle origini il romano è un soldato e un contadino. Lavoro accanito, frugalità e austerità costituivano le tre regole di vita più importanti di questi uomini attaccati alla terra che potevano passare direttamente dal lavoro dei campi alla conduzione degli affari di stato, salvare la patria e fare ritorno all'aratro. È lo stile di vita degli uomini interamente dediti alla comunità, pronti a sacrificare tutto, persino la vita, per il bene comune. Ricevevano un'educazione severa e ricavavano la loro forza e la loro risolutezza dal fatto di essere stato abituato fin dall'infanzia a far lavorare il corpo e a vivere sobriamente. Per generazioni di Romani Catone il Censore, politico, oratore e scrittore romano (234–149 a. C.), ha rappresentato l'uomo incorruttibile e privo di debolezze, originario della campagna. Catone non esitava a lavorare i campi in compagnia dei suoi schiavi e a consumare i pasti con loro. La sua durezza nei confronti degli altri e di se stesso sconfinava a volte nel disumano: come quando, per esempio, proibiva ai suoi contadini di perdere tempo in passeggiate о chiacchiere, о si sbarazzava di uno schiavo malato perché non voleva nutrire una bocca inutile. Ma, come fa notare Plutarco, già all'epoca di Catone «si trovavano ben pochi uomini che volessero lavorare la terra con le proprie mani come facevano gli antichi, pranzare frugalmente, cenare senza accendere fuoco e senza far uso di cucina, e che si accontentassero di un abito semplice e di un alloggio modesto». (Da «Vita di Catone»).

Questa morale, favorevole a un certo puritanismo e ostile alla speculazione intellettuale, rifiutava il lusso e la vita facile. Era una morale dell'energia. Il contadino conosceva il prezzo del lavoro e lottava contro lo spreco che gli avrebbe arrecato la miseria. Era dunque anche una morale nata dalla necessità.

Il fondamento di tale morale è la famiglia. Questa si compone dell'onnipotente paterfamilias, di sua moglie, dei figli, degli schiavi e delle divinità. La famiglia riunisce gli elementi naturali e sovrannaturali, la cui comunione dà coerenza al nucleo e forza a ogni elemento che la compone.

Roma deve indubbiamente la sua straordinaria espansione al rigore della sua morale. Formato in una tradizione austera, il romano diviene un soldato efficiente. L'anno è diviso in due periodi, quello della pace, riservato all'agricoltura, e quello consacrato alla guerra che va da marzo a ottobre. Il riposo del soldato, infatti, può nuocere al suo ardore guerriero. La città, come è noto, costituisce un pericolo per i militari e alcuni capi dell'esercito.

D'altra parte è curioso constatare che la città, già in epoca molto antica, costituiva un pericolo morale sia per il soldato, sia per il contadino perché offriva occasione di divertimento, soprattutto nei giorni di mercato e nei giorni di festa. Anche gli schiavi abituati ai bagni (esistevano le terme per gli schiavi), alle taverne e ai lupanari non volevano più impegnarsi negli sforzi richiesti dai lavori agricoli. Proponendo l'esempio di uomini come Catone la morale rifiuta la vita facile e il vizio. Costituiscono un pericolo per la salute morale persino la gioia dei sensi e il piacere provato davanti a ciò che è bello. La morale deve essere per l'uomo una guida e il piacere va considerato come il contrario del lavoro, qualcosa che fa perdere all'uomo la sua dignità. Ma è evidente che le future conquiste e l'espansione dell'impero avrebbero condotto a una riforma nei costumi stessi.


50. Riassumere il testo in breve e poi per esteso.

R. Bonghi. Come Romolo scomparve

51. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:

R. Bonghi. Come Romolo scomparve

Un giorno Romolo aveva adunato l'esercito nel campo accanto alla palude della Capra, per farne la rassegna. Ed ecco scoppiare una grande tempesta: i tuoni e lampi, ed eclissarsi il sole; e tutta coprirsi di tenebre la terra. E tutti a fuggire da ogni parte. Quando l'uragano fu passato, e si fu rifatto sereno, Romolo non apparve più in nessun posto.

I cittadini lo cercavano e nessuno sapeva che mai fosse avvenuto di lui. Ma il mistero fu in breve chiarito: Procolo Giulio, uno dei Romani venuti da Alba, sotto giuramento attestò che, mentre era pervenire al Foro, gli si era fatto incontro Romolo, più bello e grande che non era mai stato, rivestito di armi luccicanti e fiammeggianti. Romolo disse:

– Agli dèi è parso, о Procolo, che noi non dovessimo stare in mezzo agli uomini più di così… Sicché sta' sano, e di' ai Romani che, mantenendosi savi e coraggiosi, perverranno a grande potenza. Io avrò dal cielo cura di voi; e sarò per voi il dio Quirino.[9]9
  Quirino – antica divinità romana, costituiente con Marte e Giove una triade. Di origine sabina (il nome veniva ricollegato alla città sabina di Curi о a curis, «lancia»), era la divinità della comunità sabina stanziatasi sul Quirinale (il maggiore dei sette colli di Roma, 61 m). In origine probabilmente divinità agricola, assunse i connotati di dio della guerra, per finire poi a identificarsi con Romolo


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E, così detto, disparve.

Con riduzioni da «Storia di Roma»


52. Riassumere il testo in italiano.

Vogliamo conoscere le regioni d'Italia?
Piemonte

53. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:

Piemonte (Capoluogo – Torino)

Il Piemonte è per estensione la seconda regione italiana. Confina a nord con la Valle d'Aosta e la Svizzera, e a est con la Lombardia e – per un brevissimo tratto – con l'Emilia– Romagna, a sud con la Liguria, a ovest con la Francia. Il Piemonte ha una popolazione che supera 5 milioni di abitanti. La provincia di Torino accentra oltre la metà della popolazione complessiva della Regione. Le province sono sei: Torino, Vercelli, Novara, Alessandria, Asti, Cuneo.

Il Piemonte è infatti il territorio posto «ai piedi dei monti», cioè quell'insieme di pianure e di colline, che si stende dentro il semicerchio formato dalle Alpi a nord e ad ovest, dalle Alpi e dall'Appennino a sud.

La pianura piemontese, come l'intera Pianura Padana, è una creazione del Po e dei suoi affluenti, i quali colmarono con i loro depositi il golfo, con cui l'Adriatico si spingeva antichissimamente fin qui. In queste vaste campagne l'agricoltura è bene sviluppata.

Tuttavia la Regione non si stende soltanto ai piedi dei monti, ma penetra profondamente tra di essi. Le Alpi Piemontesi, ivi comprese quelle della Valle d'Aosta, rappresentano il settore più elevato del sistema alpino, superando i 3000–4000 m. Le più alte vette del Piemonte sono: il Monte Rosa (4633 m) e il Monte Leone (3552 m), al confine con la Svizzera; il Gran Paradiso (4061 m), al confine con la Valle d'Aosta; il Rocciamelone (3538 m) e il Monviso (3841 m), al confine con la Francia.

Nelle Alpi il clima è rude e la terra povera, di modo che molti abitanti emigrano verso le città della pianura, dove è più facile trovare un'occupazione. Per fortuna lo sviluppo del turismo frena almeno in parte lo spopolamento, offrendo ai valligiani nuove possibilità di lavoro.

La presenza dei turisti provoca sulle strade di montagna un intenso traffico automobilistico. L'azione di queste macchine costituisce uno spettacolo degno di essere visto, perché frantumano la massa nevosa sollevandola in alte colonne ai lati della strada.

Ancor più ammirevoli, se pensiamo al passato, ci appaiono però gli sforzi compiuti dalle schiere di pellegrini, mercanti e soldati, che varcarono questa sezione delle Alpi nell'antichità e nel medioevo. Basterà ricordare l'impresa di Annibale, sceso in Italia, con i suoi soldati e i suoi elefanti, forse attraverso il Monginevro.

Nel medioevo su alcuni valichi sorsero ospizi, nei quali i religiosi accoglievano i viandanti. La potenza politica dei duchi di Savoia cominciò ad affermarsi proprio perché loro, dominando su entrambi i versanti delle Alpi, ne controllavano i passi. Già al termine del Quattrocento la Casa di Savoia aveva trasferito la sua capitale al di qua delle Alpi, cioè a Torino. Però solo nel 1860 – con la cessione della Savoia alla Francia – il Regno Sabaudo finì di essere uno Stato a cavallo delle Alpi; spostandosi tutto all'interno della cerchia alpina. Da allora il Piemonte, che già aveva osato sfidare in campo aperto la potenza militare dell'Impero Austriaco, fu il simbolo dell'unità e della libertà dell'Italia moderna.

Un po' di storia. Prima della conquista romana (Giulio Cesare), avvenuta nel I secolo a. C., il Piemonte era occupato dai Taurini, dai Salassi e da altre popolazioni celtiche, ossia galliche. Nel medioevo il territorio fu sede di ducati longobardi e quindi di contee carolinge, finché nel X secolo risultò spartito fra le grandi marche imperiali di Ivrea, di Torino e degli Aleramici (Monferrato e Liguria). Dopo il Mille i conti di Savoia (regione oggi francese confinante con il Piemonte) si estesero anche sulla Valle d'Aosta e sulle marche di Torino e di Ivrea, mentre dalla disgregazione della marca aleramica sorgevano nel XIII secolo varie signorie (marchesati di Saluzzo e del Monferrato) e liberi comuni (Asti, Cuneo, Alessandria). Su tutti prevalse però la signoria di Savoia. Trasformatosi nel 1720 in Regno di Sardegna, lo Stato Sabaudo fece del Piemonte il centro della formazione dell'unità d'Italia, proclamata a Torino nel 1861. Dal 1945 il Piemonte ha perduto la provincia di Aosta, trasformata in regione (Valle d'Aosta).

Economia. Il Piemonte si colloca tra le regioni economicamente più sviluppate d'Italia. L'agricoltura offre una produzione cospicua grazie ai terreni di pianura e collina. Prodotti agricoli principali sono: il frumento, il granturco, il riso, la segale, l'avena, le patate, la barbabietola da zucchero, i cavoli, le cipolle, i fagioli, le mele, le pere, le nocciole.

Molto sviluppata è la viticoltura. Tra i rinomatissimi vini piemontesi basterà ricordare il Barolo, il Nebbiolo, il Barbaresco, il Barbera, la Frèisa che con i grissini (un tipico prodotto locale) accompagneranno perfettamente i tipici piatti regionali: il bollito misto, i cardi in bagna cauda (intingolo di burro, olio, acciughe e aglio), la fonduta (crema calda di formaggio fontina, ricoperta di tartufi), ecc. E per concludere il pasto avremo un assortimento della prelibata pasticceria torinese, nonché il rinomato Asti spumante. Un'altra specialità gastronomica torinese è rappresentata dai gianduiotti, gli squisiti cioccolatini, che prendono nome da Gianduia, la popolare maschera cittadina. Questo personaggio, vestito alla moda dei primi anni dell'Ottocento (cappello a tricorno, giacca marrone, pantaloni sormontati al ginocchio da lunghe calze rosse), simboleggia un contadino energico e finto tonto. Anche i grissini, menzionati sopra, sono di origine torinese: il merito della loro invenzione sembra spettare ad un fornaio torinese, Antonio Brunero, che li avrebbe ideati nel 1679. Le cronache ci dicono che anche l'imperatore Napoleone I apprezzava i «piccoli bastoncini di Torino» e li voleva sempre sulla propria mensa.

Notevole è l'allevamento bovino e suino, che alimenta i rispettivi rami dell'industria alimentare.

L'industria non si limita al comparto dell'automobile – la Fiat e la Lancia – e ai settori ad essa connessi: siderurgia, pneumatici, accessoristica, materie plastiche, vetro, ma è consolidata anche in settori come il tessile, l'abbigliamento, il dolciario, la chimica, le attività grafico-editoriali. Ben sviluppato anche il settore commerciale. Buona la rete di vie di comunicazione. Le risorse minerarie sono modeste: tracce d'oro presso il M. Rosa e l'uranio nella Val Màira; manganese e magnesite nel Torinese; talco e grafite, magnetite. Abbondante è la produzione elettrica.

Torino dispone di un aeroporto (Caselle). Il turismo ha come mete principali Torino ed altre città storiche; il centro termale di Acqui Terme (Alessandria), le stazioni lacuali del Lago Maggiore e del Lago d'Orta; numerose stazioni montane.


54. Rispondere alle seguenti domande:

1. Dove è situato il Piemonte? 2. Con quali paesi stranieri confina? 3 Con quali regioni italiane è confinante? 4. Com'è il paesaggio del Piemonte? 5. Come si chiamano le vette più alte della regione? 6. Dove passa il fiume più grande d'Italia? 7. Quali popolazioni abitavano la regione nell'antichità? 8. Quando furono conquistate dai Romani? 9. Quando sorse la dinastia di Savoia? 10. Che molo ebbe lo Stato Sabaudo? 11. Il Piemonte è ricco di materie prime? 12. È sviluppato economicamente? 13. Cosa sapete dell'agricoltura di questa regione? 14. Quali vini regionali sono i più pregiati? 15. Che cosa sono i grissini? 16. Chi è Gianduia e per che cosa è famoso? 17. È forte il settore automobilistico piemontese? 18. Quali sono le città più importanti? 19. Che tipo di turismo è sviluppato in Piemonte?


55. Riassumere il testo per esteso.

Valle d'Aosta

56. Leggere e tradurre in russo il testo:

Valle d'Aosta (Capoluogo – Aosta)

La Valle d'Aosta è di gran lunga la più piccola regione italiana. La Regione confina a nord con la Svizzera, a ovest con la Francia, a est e a sud con il Piemonte. Il territorio raggiunge un'altitudine di 4810 m con il Monte Bianco, massima elevazione d'Europa, posto sul confine italo-francese. La popolazione ammonta a poco più di un milione di abitanti. Nei luoghi più alti è sensibile lo spopolamento. Città principale e capoluogo della Regione autonoma (non divisa in province) è Aosta. Tutti gli altri centri contano un limitato numero di abitanti.

Con il nome di Valle d'Aosta s'intende non solo il tronco vallico principale, solcato dalla Dora Bàltea, ma anche l'insieme delle valli

laterali: la Val Ferrei (pron. Ferrò), la Valle del Gran S. Bernardo con la Valpelline (Valpellìn), la Val Veni, la Valle della Thuile (Tuil) ed altre.

La Valle è cinta a nord e a est dalle Alpi Pennine (M. Rosa, 4633 m; Cervino, 4478 m; Gran Combin, 4317 m); a ovest e a sud dalle Alpi Graie (M. Bianco, 4810 m; Testa del Rutor, 3486; Gran Paradiso, 4061 m).

Il principale fiume della Regione è la Dora Baltea che ha origine in prossimità del M. Bianco. Vasti ghiacciai coprono le zone più elevate. Il clima è continentale, con estati rese fresche dall'altimetria e inverni rigidi e nevosi.

La Valle d'Aosta, abitata anticamente dalla popolazione celtica dei Salassi, fu conquistata nel I secolo a. C. dai Romani, che vi fondarono il campo fortificato di Augusta Praetoria (Aosta). Nel medioevo fu concessa in feudo a Umberto Biancamano, conte di Savoia, ma godette di una certa autonomia, rimanendo attaccata al suo linguaggio francoprovenzale, tuttora in uso. Sempre fedele allo Stato Sabaudo, passò a far parte della regione piemontese dopo l'unificazione dell'Italia. Staccata nel 1945 dal Piemonte, gode da allora di una speciale autonomia amministrativa.

Economia. Data la montuosità del territorio, i seminativi ne occupano appena il 3 %. I prati e i pascoli ne coprono invece i 3/10 ed i boschi (abeti, pini e, in basso, castagni) i 2/10. Le nude rocce e i ghiacciai sono molto estesi.

I prodotti agricoli hanno una scarsa importanza. Predominano la segale e le patate. Nelle zone meno elevate sono coltivati anche il frumento e la vite. Più importanti sono però i boschi ed i pascoli, su cui si basa l'economia del montanaro.

Tipico è Alpeggio, ossia un movimento stagionale presente anche nel resto delle Alpi, per cui i montanari, passato l'inverno nei villaggi di fondovalle, raggiungono con le mandrie bovine, verso l'inizio dell'estate, i pascoli d'alta montagna. Qui sorgono appositi edifici, che oltre all'abitazione dei mandriani contengono le stalle per il bestiame ed i locali per la lavorazione del latte (formaggio fontina). Questi edifici prendono il nome di bàite (malghe in Lombardia, casère nel Veneto). Spesso i montanari possiedono pure una dimora di mezza stagione, dove sostano con il bestiame per un certo tempo, durante la salita e la discesa.

L'industria rappresenta la principale attività economica, assorbendo più della metà della popolazione lavoratrice. Vi sono miniere di ferro (Valle di Gogne), di carbone, di inattive e cave di marmo. Notevole è la produzione elettrica, proveniente da varie centrali, che sfruttano l'abbondanza di acque correnti. Nessun'altra regione italiana dispone, in relazione al numero degli abitanti, di tanta energia. Per sottolineare la ricchezza di eneria idroelettrica della Valle d'Aosta, basterà ricordare che Aosta fu la prima città italiana ad adottare la pubblica illuminazione elettrica (1886). L'abbondanza di energia ha favorito lo sviluppo dell'industria siderurgica (Aosta, St. Marcel, Pont St. Martin), metallurgica (Aosta) e chimica (Verrès). Attiva è anche l'industria delle fibre tessili artificiali e del legno.

Il turismo dispone di numerose e rinomate stazioni di soggiorno estivo e invernale. Accanto ai numerosi ospiti, che vi sostano per soggiorni più о meno lunghi, la Valle conta inoltre innumerevoli turisti in transito fra l'Italia e l'estero. L'ardita funivia del m. Bianco, superando il ghiacciaio del Dente del Gigante, congiunge Courmayeur a Chamonix, in Francia.

Nessun'altra valle del mondo può vantare tanti castelli, roccaforti, dimore feudali come la Valle d'Aosta: circa 130, ossia uno ogni sette chilometri quadrati. Fra i castelli meglio conservati sono famosi quelli di Issogne e di Fenis, i quali – grazie al loro arredamento ed alle loro pitture – ci fanno rivivere in pieno medioevo.

Esistono ancora antiche baite («racard»), con le pareti fatte di tronchi d'albero ed il tetto coperto di pietre, il cui pavimento è sorretto da una specie di funghi di pietra con il gambo di legno a difesa dalla umidità del suolo e del pericolo dei topi.

I cani dell'Ospizio del Gran S. Bernardo sono rimasti celebri per avere salvato innumerevoli viandanti, rimasti sepolti dalla neve in prossimità del Passo.


57. Rispondere alle seguenti domande:

1. Che posizione geografica occupa la Valle d'Aosta? 2. Qual è la più piccola regione italiana? 3. La Valle d'Aosta è una regione autonoma? 4. Che cosa significa essere una regione autonoma? 5. Sono alti i monti della Valle d'Aosta? 6. È numerosa la popolazione della regione? 7. Qual è l'occupazione principale della popolazione valdostana? 8. Com'è la vita dei montanari? 9. Che cos'è l'alpeggio? 10. Che cosa sai della storia della Regione? 11. Quali industrie sono

sviluppate in questa regione? 12. È forte l'agricoltura valdostana? 13. Che cosa trova il turista in questa regione? 14. Sono numerosi i castelli? 15. Sono conservati bene i monumenti storici? 16. Per che cosa sono famosi i cani dell'Ospizio del Gran S. Bernardo? Quale città italiana fu la prima ad adottare la pubblica illuminazione elettrica? Ti piacerebbe visitare la Valle d'Aosta?


58. Riassumere il testo per esteso.


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