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Автор книги: Людмила Петрова


Жанр: Иностранные языки, Наука и Образование


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Un po' di storia antica
La Roma dei poveri

50. Leggere e tradurre il seguente testo in russo:

La Roma dei poveri

A Roma, per norma generale, i colli erano riservati a coloro che avevano i mezzi per farsi erigere un'abitazione individuale; sia che appartenessero alla categoria dei ricchissimi, come gli abitanti del Palatino, о che appartenessero al settore agiato della plebe, che occupava l'Aventino durante la Repubblica. Ai poveri restavano le valli che si stendevano tra i colli; e più precisamente quella del Velabro tra il Campidoglio e il Palatino, a sud del Foro, e quella della Suburra, tra il Viminale e l'Esquilino, a nord del Foro. Quando ebbe inizio questa importante migrazione le valli erano ancora paludose e malsane. Il Foro stesso non era stato che una vasta palude, in parte prosciugata dopo l'età regia grazie alla costruzione della Cloaca Massima. I quartieri bassi erano fangosi e costituivano un focolaio per il diffondersi di malattie. Il popolino doveva quindi lottare contro la malaria, contro i terremoti, frequenti a quell'epoca, e contro le inondazioni, quasi annuali. Per esempio l'inondazione del 54 a.C. fu delle più crudeli: l'acqua giunse tanto in alto che i muri delle case, costruite in mattoni, ne restarono imbevuti e crollarono. I morti furono numerosi. L'inverno, il gelo, l'estate, il diffondersi dei microbi contribuivano ugualmente a moltiplicare le vittime, e il periodo di caldo era quello in cui la mortalità era più alta. A differenza dei ricchi, i poveri non avevano i mezzi per trascorrere questi mesi soffocanti in campagna.Al giorno di oggi, allorché visitiamo ciò che resta di Roma antica, constatiamo che marmo e pietra avevano un posto predominante tra i materiali da costruzione. In realtà l'uso del marmo non si diffuse che nel II secolo a.C., ed era ancora riservato agli edifici pubblici e alle case dei ricchi. Prima dell'introduzione del marmo, Roma era una città fatta interamente di legno, poi di mattoni. Questi erano i materiali che venivano usati per edificare le case dei poveri; e si spiega perché, sovente, crollassero о bruciassero interi edifici. I loro abitanti, se scappavano, si ritrovavano per la strada. E allora, proprio perché era necessario fornire un alloggio a tutta questa plebe urbana, sorse l'idea di costruire degli immobili composti di più piani, anche perché era impossibile farsi ulteriore spazio fra i colli. Sembra che questi immobili fossero poco solidi. Cicerone dice che i piani superiori sembravano sospesi al di sopra di chi vi passeggiava sotto e che i muri erano tanto sottili che una tempesta abbastanza forte era sufficiente a farli crollare, come accadde nel 60 a.C. Una volta ricostruiti, gli appartamenti venivano affittati a prezzi che si facevano con il passare del tempo sempre più esorbitanti. Ma la necessità dettava la legge: alla morte di Cesare (44 a.C.) la plebe urbana rappresentava una popolazione di cinquecentomila persone su un totale di settecentomila. Inutile dire quanto scomodi e squallidi fossero questi alloggi. Quanto all'igiene!… Basta pensare che queste costruzioni non possedessero latrine e che bisognava vuotare il proprio vaso da notte in un tino posto sotto la scala… a meno non si preferisse gettarne il contenuto dalla finestra!

È facile immaginare l'aspetto di questi quartieri popolosi. Le strade sono particolarmente strette e tortuose. Quando Roma, nel 390 a.C., venne distrutta dai Galli invasori, lo stato venne in aiuto alla riedificazione ma pose come condizione che avvenisse nello spazio di un anno. Tutti si misero all'opera senza darsi la minima preoccupazione di un piano regolare d'assieme. Il risultato fu che il centro di Roma divenne un vero labirinto.

Piaceri torbidi, sovrappopolazione, miseria e violenza: i vicoli della Roma dei poveri sono il teatro di una lotta incessante contro la morte, contro l'oppressione, contro la malattia. Per questo misero popolino ciò che conta è dimenticare la precarietà della vita. I giochi d'azzardo, anche se ufficialmente vietati, e anche fuggevoli. Non è un caso che Suburra sia il quartiere dove si pratica la forma più degradante diprostituzione. Ma il luogo più frequentato della feccia del popolino è di sicuro la taverna. Ce ne sono moltissime nei quartieri popolari, così come nei pressi dei luoghi di spettacolo: teatri, circhi, anfiteatri. D'altra parte i tavernieri fanno le loro provviste da sacrificatori che vendono loro pezzi degli animali sacrificati. A volte, sotto l'Impero, loro acquistano presso l'anfiteatro pezzi di cervi о di cinghiali che hanno fatto la loro comparsa nell'arena. Questa carne a buon mercato migliora i lupini, i piselli bolliti, le fave о i cavoli che costituiscono il cibo abituale dei clienti di queste taverne.

Le taverne sono il luogo d'incontro di tutti i ladri, gli assassini e gli schiavi che vengono a divertirsi mentre i loro padroni cenano in città. Ben presto inebriati dal vino, ma anche dal calore e dalla musica, tutti gli avventori si mettono a saltare, a gridare e a cantare e non è raro che questa eccitazione collettiva termini in una rissa generale. Queste taverne venivano frequentate anche dagli uomini di buona famiglia per dare libero sfogo alle loro inclinazioni più vergognose: il bere, il sesso, la violenza. Qui era possibile incontrare i nomi più celebri della gioventù dorata di Roma: Catilina, figlio di un patrizio rovinato, di cui si dice che avesse ucciso sua moglie per sposarne un'altra più ricca, e che avesse ucciso pure suo figlio, oltre a giacersi con sua sorella e una vestale, e la cui congiura contro la repubblica è universalmente nota; Pisone, che si fasciava la testa per passare inosservato mentre si recava nei locali notturni; Nerone, travestito da schiavo, frequentava le strade, i lupanari e gli alberghi di Roma.

Tuttavia, sotto l'impero le condizioni di vita si evolvono. Gli appartamenti diventano più confortevoli. Claudio fece chiudere un buon numero di questi locali, ma non soltanto per lottare contro la degradazione dei costumi, ma anche per impedire riunioni troppo massicce di uomini. Caligola aveva capito che era meglio modificare la vita quotidiana del popolo piuttosto che formulare delle leggi, e fece proibire la vendita di carni cotte e dell'acqua calda. In effetti molte taverne chiusero i battenti; e ci si può facilmente rendere conto che il timore degli imperatori non era vano, quando si prende in considerazione l'alto numero di iscrizioni a carattere politico ed elettorale che ricoprivano i muri delle taverne di Pompei.


51. Riassumere il testo in breve e poi per esteso.

Vogliamo conoscere le regioni d'Italia?
Sicilia

52. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:

Sicilia (Capoluogo – Palermo)

La Sicilia è la più vasta regione italiana e altresì la maggiore isola del Mediterraneo. Per la sua forma triangolare ebbe dagli antichi Greci il nome di Trinacria, ossia «dalle tre punte» (tre capi).

L'isola è bagnata da tre mari: M. Tirreno, M. di Sicilia, M. Ionio. A quest'ultimo appartiene lo Stretto di Messina. Dalla Sicilia dipendono varie isole minori, cioè: le Isole Eolie, Ustica, le Egadi e, più lontane, Pantelleria e le Pelàgie (Lampedusa, Linosa, Lampione). Numerose sono le città, grandi e piccoli, per lo più di origine antichissima. Nove sono le province: Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Trapani.

La Sicilia è un'isola ma non è isolata. Infatti lo Stretto di Messina, che la separa dalla Penisola Italiana, ha una larghezza minima di appena tre chilometri e mezzo. Più che un braccio di mare esso sembra un lago о un ampio fiume.

Lo Stretto è animato giorno e notte dall'intenso traffico delle navi– traghetto, che coprono la distanza tra la Sicilia e la Calabria in soli 35 minuti. Numerose sono infine le grandi navi, italiane e straniere, che percorrono lo Stretto nella sua lunghezza, per lo più senza farvi scalo, dirette verso altri porti о fermandosi brevemente a Messina per permettere ai passeggeri una celere visita alla vicina Taormina о imbarcare emigranti diretti in Australia.

Lo Stretto è percorso alternativamente da due correnti, che non ostacolano i bastimenti moderni, ma erano temute dalle piccole navi dell'antichità. Furono anzi proprio i vortici, da esse provocati, a far sorgere la leggenda di Scilla e Cariddi, i due mostri marini – rispettivamente della costa calabrese e di quella siciliana – che distruggevano le imbarcazioni e ne ingoiavano gli occupanti. Molte sono le leggende fiorite in una terra antica come la Sicilia, ma più che di leggende l'Isola è ricca di storia. Posta al centro del Mediterraneo, la Sicilia è stata il punto d'incontro di genti diverse: Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Aragonesi, ecc. Il contributo lasciato da questi popoli al patrimonio artistico e culturale della Sicilia, unito alla bellezza del paesaggio ed alla mitezza del clima, fa dell'Isola un'affascinante meta di viaggio.

La Sicilia si divide in tre versanti: del Tirreno, dello Ionio, del M. di Sicilia.

L'Etna (3340 m), il più grande vulcano italiano, è caratterizzato da un vasto cratere centrale, circondato da vari crateri secondari. Durante le eruzioni le sue lave hanno spesso raggiunto il mare. Oltre all'Etna la Sicilia possiede i due altri vulcani attivi delle Isole Eolie: Stromboli (926 m) e Vulcano (499 m).

Il versante sud-occidentale, prospiciente al M. di Sicilia, è occupato da una monotona distesa di altopiani, tra i quali è l'Altopiano Solfi/ero, così chiamato per i suoi giacimenti di zolfo.

La Piana di Catania è la più vasta pianura dell'Isola.

I fiumi siciliani sono asciutti per buona parte dell'anno. Scarseggiano i laghi. La mitezza delle temperature invernali e la luminosità del cielo sono due caratteristiche del clima siciliano.

Tuttavia il clima mediterraneo presenta l'inconveniente di una piovosità troppo scarsa e concentrata nel semestre freddo, il che ostacola l'agricoltura e lo stesso allevamento del bestiame. Ma dove è possibile l'irrigazione, il terreno ricompensa l'uomo con produzioni abbondanti.

Un po' di storia. La Sicilia, abitata anticamente dai Sicani e dai Siculi, cominciò nel Vili secolo a. C. ad essere colonizzata dai Greci, mentre le sue coste occidentali erano occupate dai Cartaginesi. Fra questi due popoli si svolsero continue lotte, concluse con il predominio della città greca di Siracusa, che fu quasi sul punto di unificare l'Isola. Dopo la prima guerra punica la Sicilia passò a Roma, di cui costituì la prima provincia (241 a.C.).

Dopo la caduta dell'Impero romano, l'Isola fu conquistata dai Vandali, dagli Ostrogoti e infine dai Bizantini. Nel secolo IX si affermò il dominio degli Arabi, durato circa due secoli. In seguito la Sicilia subìla dominazione dei Normanni, degli Svevi e di Carlo d'Angiò. Liberatasi da quest'ultimo con la guerra del vespro, passò nel 1302 agli Aragonesi e quindi al regno di Spagna (1415). Dopo il periodo spagnolo, caratterizzato nel seicento dalle rivolte di Palermo e di Messina, l'Isola fu ceduta per pochi anni ai Savoia e poi agli Asburgo, finché venne a far parte (1738) del Regno di Napoli, divenuto in seguito Regno delle Due Sicilie. Dopo varie insurrezioni, la Sicilia fu liberata nel 1860 dalla Spedizione dei Mille. Unita da allora allo Stato italiano, l'Isola è diventata nel 1946 una regione a statuto speciale: la Regione Siciliana. Dal 1948 la Sicilia gode dello statuto di autonomia regionale.

Malgrado il forte flusso migratorio che ha interessato l'isola nel secolo XX (solo tra il 1951 e il 1971 è emigrato un milione di persone), la popolazione della Sicilia rimane elevata e la densità si mantiene al di sopra della media nazionale. A questo fatto concorre la persistenza di un saldo demografico positivo. Il fenomeno migratorio, per quanto ancora presente, si è molto ridimensionato, compensato in parte da un nuovo flusso migratorio proveniente dai paesi dell'Africa settentrionale.

Economia. Nell'antichità, quando la popolazione era meno densa, la Sicilia godeva fama di grande fertilità ed era celebrata come il granaio di Roma. La sua agricoltura, già ostacolata dalla scarsità delle piogge, decadde a causa del disboscamento, delle invasioni, del malgoverno straniero e della formazione dei latifondi, grandi proprietà mal coltivate.

Nonostante la ricchezza di risorse naturali (giacimenti di sali potassici e di idrocarburi, zolfo, pomice, buone potenzialità agricole, notevoli attrattive turistiche), l'economia siciliana presenta ancora caratteri di sottosviluppo: il prodotto interno lordo per abitante è nettamente più basso della media nazionale. In questo contesto si aggiunge il peso della malavita organizzata, che sottrae ingenti risorse destinate allo sviluppo e dissuade iniziative imprenditoriali.

La grande ricchezza agricola della Sicilia è costituita tuttavia dagli agrumi (arance, mandarini, limoni).

Buona è anche la produzione del vino, dell'olio, della frutta (mandorle, nocciole, ecc.). Si raccolgono anche orzo, avena, ortaggi (carciofi, cavoli, piselli, pomodori).

Inoltre la Sicilia è l'unica regione italiana, dove abbia un discreto sviluppo la coltura del cotone.Scarseggia invece il bosco.

L'allevamento non è intenso e riguarda più che altro gli ovini. In compenso è importante la pesca, che fornisce un quinto del prodotto nazionale. Vi sono alcune pesche speciali, come quella del tonno e del pesce spada, nelle quali i pescatori siciliani dimostrano una perizia particolare.

Industrie varie (alimentari, tessili, meccaniche, chimiche) sono attive a Palermo, Catania, Messina, Siracusa. Augusta, Milazzo e Gela possiedono raffinerie di petrolio.

Fra i prodotti caratteristici dell' arte popolare siciliana sono famosi i carretti a due ruote, sui cui fianchi sono dipinti a vivaci colori, sotto forma di narrazione pittorica, scene di leggende locali о di antiche storie, come ad esempio quelle dei Reali di Francia e dei Paladini. Quest'ultima compare spesso nel non meno famoso «teatro dei pupi» (marionette).

Il turismo può contare su attrattive impareggiabili: decine di città artistiche e vivaci, lunghe spiagge soleggiate, isole pittoresche, l'enorme mole dell'Etna, stazioni climatiche che ignorano l'inverno (Taormina), mirabili monumenti archeologici dell'età classica, palazzi, teatri e anfiteatri greci e romani. Tanta storia ha lasciato altrettante impronte. Basterà citarne qualche esempio. Sono praticamente unici e senza confronti i 6400 metri quadrati di mosaici a sfondo d'oro del duomo di Monreale di Palermo, realizzato in tre stili – greco, arabo e normanno. Sono notevoli anche i mosaici ben conservati di una antica villa romana nella città di Piazza Armerina.

È difficile lasciare la Sicilia senza compiere l'ascensione dell'Etna (3340 m), facilitata dalla «strada dell'Etna»: in automobile fino al Rifugio Sapienza (1910 m), per funivia all'Osservatorio (2946 m) e poi a piedi fino all'orlo del cratere principale.

Ad Agrigento, nell'incantevole Valle dei Templi, si svolge ogni anno, quando fioriscono i mandorli, una grande festa della primavera. Vi prendono parte, insieme con i danzatori e musicisti in costume regionale siciliano, quelli degli altri paesi europei, in un'esaltazione comune del ritorno della bella stagione.

L'ospitalità dei siciliani è calda e aperta, mai invadente о appiccicosa.


53. Rispondere alle seguenti domande:

1. Dove è situata la Sicilia? 2. Quali mari bagnano la Sicilia? 3. Che nome e perché ebbe la Sicilia dagli antichi Greci? 4. Dove si trova lo Stretto di Messina e quanto è largo? 5. Come si arriva dalla Calabria in Sicilia? 6. In quale modo sorse anticamente la leggenda di Scilla e Cariddi? 7. Dove si trova Messina? 8. È alto il vulcano l'Etna? 9. È spento il vulcano? 10. Esiste in Italia, fuori delle Alpi, una montagna più alta dell'Etna? 11. Si può compiere l'ascensione dell'Etna? 12. Come veniva chiamata la Sicilia dai Romani? Perché? 13. Qual è la più vasta regione italiana? 14. La Sicilia è la maggiore isola del Mediterraneo? 15. Conosci le isole minori della Regione siciliana? 16. Quanti versanti ha la Sicilia? 17. Sono ricche di acqua i fiumi siciliani? 18. Ci sono molti boschi in Sicilia? 19. Com'è il clima dell'Isola? 20. Da chi fu abitata anticamente la Regione? 21. Cosa sai della storia dell'Isola? 22. Da che cosa è ostacolata l'agricoltura siciliana? 23. Che cosa si coltiva in Sicilia? 24. Qual è la grande ricchezza agricola dei siciliani? 25. È buona la produzione del vino? 26. L'allevamento è intenso? 27. In che cosa dimostrano i pescatori siciliani una perizia particolare? 28. Hai mai assaggiato il pesce spada? 29. Quali industrie e in che città siciliane sono attive? 30. Quali sono i prodotti caratteristici dell'arte popolare siciliana? 31. Come si chiama il teatro di marionette siciliane? 32. È sviluppato il turismo in Sicilia? 33. L'Isola è ricca di monumenti storici? 34. Di che cosa è famoso il duomo di Palermo? 35. Ti piacerebbe partecipare alla festa della Primavera di Agrigento? Quando si svolge?


54. Riassumere il testo per esteso.

Sardegna

55. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:

Sardegna (Capoluogo – Cagliari)

La Sardegna è vasta quasi quanto la Sicilia, ma la sua popolazione non arriva ad un terzo di quella siciliana. È per estensione la terza regione italiana, dopo la Sicilia e il Piemonte.La Sardegna è bagnata ad est e a sud dal Tirreno, ad ovest dal Mar di Sardegna. A nord, lo stretto chiamato Bocche di Bonifacio la separa dalla vicina Corsica, appartenente alla Francia.

Numerose sono le isole costiere (Maddalena, Caprera, Tavolara, l'Asinara, S. Pietro e S. Antioco). La Sardegna, con la sua forma allungata ricorda l'impronta di un piede. Perciò gli antichi Greci la chiamarono Ichnusa (da ichnos — orma). Il nome attuale deriva dal latino Sardinia, ossia «terra dei Sardi».

Le province sono tre: Cagliari, Sassari, Nùoro. Le città hanno spesso origini antichissime, ma sono poco numerose. Primeggia Cagliari, capoluogo della Regione.

La Sardegna è una delle regioni italiane meno densamente popolate. Da che cosa deriva questo fatto? Anzitutto dalla natura del territorio che, pur senza raggiungere i 1900 m, è generalmente aspro e montuoso; poi dalla scarsa piovosità. Le montagne occupano 9/10 del territorio. Mancano i laghi naturali, ma numerosi sono i laghi artificiali costruiti per irrigare le campagne. Il clima è mite, ma le estati sono alquanto calde e asciutte. Le piogge sono scarse, frequenti sono i venti (maestrale e scirocco).

Un altro carattere della Sardegna è stato finora l'isolamento, dipendente non tanto dalla sua insularità quanto dalla lontananza dal Continente. Inoltre, la popolazione (pur non mancando di bravi marinai) fu poco portata a navigare e perfino a stabilirsi sulle coste malariche ed esposte alle incursioni dei pirati barbareschi. Solo nel secolo scorso il litorale ha cominciato a popolarsi anche fuori dei pochi centri portuali.

Per questi motivi la Sardegna ha conservato fino ad oggi, meglio di altre regioni, forme economiche e costumanze tradizionali, risalenti ai secoli passati. Pensiamo, per esempio, alla vita dei pastori che, lontani per i lunghi periodi da ogni centro abitato, sorvegliano grandi greggi fra le montagne dell'interno; pensiamo ai ricchi costumi, soprattutto muliebri, tuttora usati nelle feste; pensiamo ai nuraghi, le antiche torriabitate nella preistoria. Tutto ciò, insieme con la bellezza del paesaggio, con le numerose piccole baie pittoresche, fa dell'Isola una meta di viaggio interessantissima. Una delle tante particolarità che rendono suggestivo il paesaggio della Sardegna è data dalla varietà e dalla bizzarria delle forme assunte dalle rocce sotto l'azione del vento e delle intemperie. Tra queste sculture naturali si trovano, sulla costa settentrionale dell'Isola, l'orso di Capo d'Orso e l'elefante nelle vicinanze di Castelsardo.

Non meno degno d'interesse è però il risveglio, di cui l'Isola dà prova, da alcuni decenni, in tutti i campi dell'economia. Con l'appoggio del governo nazionale e di quello regionale (l'Isola forma una regione autonoma), si svolge un vasto programma di rinascita della Sardegna. Sono state pure accelerate e intensificate le comunicazioni con il Continente, mediante l'entrata in servizio di nuove motonavi e di navi– traghetto. Insomma la Sardegna non è più isolata, e la sua economia agricolo-pastorale sta trasformandosi in senso decisamente moderno.

Un po' di storia. In tempi remotissimi, prima della comparsa dell'uomo, la Sardegna e la Corsica facevano parte di un'unica terra emersa, che occupava buona parte dell'attuale Mar Tirreno e che perciò gli scienziati chiamano Tirrènide. Le isolette dell'Arcipelago Toscano (Elba, ecc.) sono i resti del «ponte continentale», che univa la Tirrènide, prima della sua scomparsa, alla Penisola Italiana.

Dopo essere stata colonizzata, a partire dal VII secolo a. C., dai Fenici, dai Cartaginesi e dagli Etruschi, la Sardegna fu conquistata da Roma nel 238 a. C. Dopo la caduta dell'Impero passò ai Vandali e quindi ai Bizantini, ma di fatto, e nonostante le incursioni degli Arabi, divenne indipendente organizzandosi nei quattro «giudicati» di Cagliari, Torres, Arborea e Gallura. Nei secoli XII e XIII la Sardegna fu sotto l'egemonia di Genova e di Pisa; nel 1326 cadde in possesso della Spagna, che la governò fino al 1713; quindi passò agli Asburgo e infine (1720) ai Savoia. Da allora seguì le sorti del Piemonte, con il quale formò il Regno di Sardegna. Dal 1948 la Sardegna è una regione a statuto speciale (Regione Sarda).

Economia. L'agricoltura ha avuto un ruolo secondario nell'economia sarda, rispetto alla pastorizia ed all'attività estrattiva.

Principali coltivazioni: frumento, avena, orzo, vite (vino «Vernaccia»), olivo, mandorlo, barbabietola da zucchero, ortaggi (carciofi), legumi.

Più estesi dei seminati sono i pascoli naturali (ovini, caprini). Abbastanza diffusi sono i cavalli e gli asini. Il manto boscoso è poco sviluppato. Importante è però la quercia da sughero.

La pesca marittima è poco praticata dai Sardi, tanto è vero che i pescatori napoletani non mancano di sfruttare le acque dell'Isola. Tuttavia anch'essa si sta sviluppando (tonno, aragosta, mitili). Per quanto riguarda le risorse del sottosuolo (carbone, zinco, piombo, rame, antimonio, ferro, saline marittime) la Sardegna è, con la Toscana e la Sicilia, una delle più importanti regioni italiane.

Le industrie: metallurgica (lavorazione di ferro, piombo, zinco, rame, argento, manganese, antimonio), chimica, vetrerie, cementifici, fabbriche di profumi, conservazione del pesce. La produzione artigianale in Sardegna è sporadica e casalinga. Per questa fusione di rozzezza e di cura e per l'originalità dei loro disegni, i tappeti sardi riescono a gareggiare anche con la produzione straniera. I soggetti che tornano con maggiore frequenza sono tratti dalla fauna e dalla flora locale. Altri tappeti si coprono come arazzi di un unico grande disegno, il cui soggetto è dato da mostri dalla coda inanellata e pavoni fantastici. Una varietà di motivi decorativi più ricca si trova nei merletti.

Non c'è oggetto nella casa sarda che non sia opera di artigianato. L'innato gusto per l'ornato, che fa ricoprire di intagli tutta la superficie dei mobili, si mostra anche nella suppellettile domestica: boccali e posate di legno, lampade ad olio dalla lamiera traforata, rustico vasellame in terracotta che prende a volta la forma di animali dal corpo tozzo e dal lungo becco, cesti, cestini.

Il movimento turistico è molto sviluppato negli ultimi anni, soprattutto nell'estate, grazie all'attrazione delle belle e suggestive spiagge dell'Isola. Terra di antichissima civiltà, la Sardegna possiede numerosi monumenti archeologici, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Basterà ricordare a tale riguardo, oltre ai «nuraghi» (abitazioni fortificate dalla forma di tronco di cono), le «domus de janas» (case delle streghe), tombe scavate nella roccia, e le «tombe dei giganti», costruzioni funebri coperte da grandi lastre di pietra. Spesso in questi monumenti archeologici si sono rinvenuti oggetti metallici di notevole valore artistico.Un caratteristico aspetto artistico della Sardegna consiste nelle numerose chiese romaniche di stile pisano, dalle marmoree facciate a strisce chiare e scure. Queste chiese, che talora sorgono isolate nella campagna, ricordano i tempi in cui l'Isola si trovava sotto l'influenza della Repubblica di Pisa.


56. Rispondere alle seguenti domande:

1. Dove si trova la Sardegna? 2. Che forma ha questa isola? 3. Come venne chiamata dai Greci? 4. Da quali mari è bagnata? 5. Come si chiama lo stretto che separa la Regione dalla vicina Corsica? 6. Perché l'isola si chiama la Sardegna? 7. Com'è il paesaggio della Regione? 8. Che territorio viene chiamato dagli scienziati Tirrenide? 9. Perché sono numerosi in Sardegna i laghi artificiali? 10. In Sardegna vi sono molte baie pittoresche? 11. Quando l'Isola fu colonizzata dai Fenici? 12. Da chi ancora fu conquistata la Sardegna? 13. Quando passò ai Savoia? 14. Quando fu sotto l'egemonia di Genova e di Pisa? 15. Da che anno è una regione a statuto speciale? 16. Quali ragioni possono spiegare la scarsa densità di popolazione della Sardegna? 17. Con quali interventi si è provveduto alla valorizzazione agricola della Sardegna? 18. Com'è il rilievo della Sardegna? 19. Com'è il clima della Sardegna? 20. Che parte dell'Isola occupano le montagne? 21. È sviluppato il manto boscoso? 22. Quali sono i principali coltivazioni sarde? 23. Che ruolo ha la pastorizia? 24. È praticata molto la pesca marittima? 25. Sono diffusi i cavalli e gli asini in Sardegna? 26. È elevato l'allevamento di ovini? 27. La Sardegna è ricca di risorse minerarie? 28. Che cosa vi si estrae? 29. Che industrie si sviluppano in Sardegna? 30. Che cosa offre l'artigianato sardo?


57. Riassumere il testo per esteso.


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